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UNA SIRENA NELLA NOTTE     v.7

Una sirena nella notte è il primo ricordo che il paese ha avuto di Martina.
Quella notte, l'ambulanza attraversò tutto il paese strombazzando e lampeggiando, per fermarsi poi davanti alla casa degli Harrington.

Solo dopo si seppe che i coniugi Harrington, infermieri di pronto soccorso, avevano usato la loro ambulanza per portare a casa la nipote, una ragazza con gravi problemi di salute. Era un freddo ottobre e per un pò la nuova arrivata rimase chiusa in casa per la convalescenza. Apparve per la prima volta una sera di dicembre, lungo la strada principale del paese. Stava su una carrozzella, completamente avvolta da una grande coperta, con un pesante cappello di lana sulla testa e il viso coperto da una sciarpa e un respiratore col boccaglio collegato ad una bombola posizionata di lato. Faceva davvero pena.
Dietro la carrozzella spingevano a turno i nonni, gli Harrington. I due, nonostante l'età, avevano ancora un piglio atletico. Erano persone riservate, ma apprezzate in paese per il loro lavoro e per le loro attività di volontariato.
In un primo momento i cittadini tentarono un approccio con la nuova arrivata, ma i due parenti non ne volevano sapere. Adducendo il motivo che non poteva sforzarsi, che rischiava di prendere infezioni da chiunque e che al momento non fosse neppure in grado di parlare, impedivano ogni tipo di contatto, formando una sorta di muro a protezione della ragazza.
Neppure con il passare del tempo i rapporti migliorarono. La famiglia rimaneva chiusa in quella che sembrava un'impenetrabile cappa di dolore silenzioso.

Quella mattina Giorgio era seduto ad un bar con un collega di università quando, durante la passeggiata, la strana famiglia si fermò proprio lì davanti. Il respiratore della ragazza si era spostato e la signora armeggiava agitata intorno alla carrozzella per riposizionarlo correttamente. Non riuscendo a risolvere il problema, fu costretta a toglierle il cappello che impicciava. Quel gesto mise in mostra una luccicante capigliatura bionda e gli occhi di un azzurro profondo e dallo sguardo triste. Giorgio osservava immobile: il volto della ragazza ora si vedeva meglio e si potevano cogliere le belle proporzioni, il naso dritto, un colorito molto pallido e le labbra rosate.
Ma fu solo un attimo. Risistemate le fibbie, il respiratore si strinse di nuovo sul viso della ragazza e il cappello e la sciarpa la nascosero nuovamente. Poi, con un gesto deciso, la signora spinse avanti la carrozzella, senza guardare nessuno.
Il ragazzo era rimasto sopraffatto da quello spettacolo e ne parlava concitatamente all'amico che, essendo di spalle, non aveva visto nulla.

Nei giorni successivi il giovane bighellonava per le strade del paese nella speranza di riincontrare quella misteriosa ragazza. Intanto si poneva domande senza risposta: che malattia poteva avere? Era molto grave? Sarebbe guarita un giorno o sarebbe rimasta sulla sedia a rotelle per sempre? Certo, non erano domande da poco e si rendeva conto che in quella storia c'erano più problemi che cose allegre. Eppure continuava ad andare in giro in attesa di incontrarla.
Quando aveva fortuna, riusciva ad incrociarla per le strade del centro, sempre spinta da uno dei nonni. Non era molto, ma insisteva con quegli appostamenti perchè gli era sembrato che anche lei lo guardasse tra il cappello e il respiratore. Cominciarono così una sorta di dialogo senza parole che durava pochi secondi.
La cosa andò avanti così per qualche mese, ma verso aprile cominciò a girare la voce che la ragazza sarebbe ripartita.
Giorgio non sapeva cosa fare e, passato qualche giorno ad arrovellarsi, alla fine si decise ad andare con l'auto davanti alla sua casa per vedere cosa accadeva e, se fosse stato necessario, a parlare con quei parenti così ostili. Quando arrivò sul posto però la famiglia stava caricando la sedia a rotelle nell'auto. La ragazza era già dentro, stavano per partire! "Porca vacca!"
Era sera e non sapeva se fosse il caso di seguirli. Ma gli bastarono pochi secondi per rendersi conto che non c'era alternativa: se voleva rivedere la ragazza, doveva necessariamente sapere dove andavano. Solo così avrebbe potuto conoscere l'indirizzo della sua nuova abitazione e avrebbe potuto sperare di rivederla. Se perdeva quest'occasione, certamente non l'avrebbe più rivista.
Cosi cominciò il silenzioso inseguimento.
L'auto dei tre prese la statale verso ovest e mezz'ora dopo l'abbandonò per infilarsi in una stradina secondaria, "finalmente" pensò Giorgio, convinto di essere vicino alla destinazione.
Ma l'auto svoltò ancora in un'altra stradina e poi in un'altra. Ormai era buio e per non farsi vedere il ragazzo era costretto a procedere con i fari spenti. Dopo quasi un'ora, finalmente l'auto accostò e si fermò. Erano su una strada ampia e dritta, desolata. Su un lato, appena illuminate dalla luna, si vedevano solo rocce che diventavano montagne. Sul lato dove avevano parcheggiato invece c'era un marciapiedi delimitato da una vecchia staccionata in legno bianco e dietro di questa il mare. Proprio davanti all'auto la staccionata si apriva in un ampio varco che accedeva alla spiaggia. Sembrava l'ingresso di un lido dismesso.

Giorgio si era fermato una cinquantina di metri prima e da lì potè vedere l'uomo e la donna scendere dall'auto e preparare la sedia a rotelle. Poi i due insieme, con fatica fecero uscire la ragazza dall'abitacolo, posizionandola a braccia sulla carrozzella. Il ragazzo si guardava intorno aguzzando lo sguardo nel buio, convinto che la loro casa dovesse essere vicina, ma non riusciva a vedere nessun edificio, nessuna luce. Il luogo era disabitato. Si aspettava che i tre proseguissero lungo il marciapiede, in una direzione o nell'altra, invece presero l'ingresso del lido, avviandosi lungo la stradina in assi di legno che si addentrava nella spiaggia.
Lui li seguiva lateralmente, camminando con attenzione sulla sabbia, nascosto da un'altra staccionata che delimitava lateralmente il lido. Era perplesso. Perchè i due andavano sulla spiaggia di notte con una ragazza su una sedia a rotelle? La cosa gli sembrò ancora più preoccupante quando, finita la stradina, il gruppetto proseguì sulla sabbia. La carrozzella affondava visibilmente e i due adulti faticavano in modo penoso per farla proseguire, mentre la ragazza si manteneva ai braccioli per non essere sbalzata fuori.
Il gruppo procedeva molto lentamente e questo permise a Giorgio di fare mente locale su quello che stava accadendo. Ora era chiaro che la stavano portando verso il mare e la prima idea che gli venne fu che i due nonni - che forse erano gli unici parenti a poter vedere di lei - stanchi e vecchi, avevano deciso di risolvere il problema in maniera drastica. Ma poi gli sembrò un'idiozia, considerando anche l'mpegno che in quei mesi i due avevano speso per lei. Cercava di cogliere espressioni o dettagli che gli dessero indizi sulla vicenda ma, pur acuendo la vista, era troppo buio ed erano troppo distanti per comprendere chiaramente quello che stava accadendo. Nel dubbio se intervenire o meno, si agitava nervosamente dietro la palizzata, con le scarpe piene di sabbia.
Intanto i due erano riusciti a trascinare la carrozzella fin davanti alla riva, a pochi passi dal mare. Ma lì la sabbia bagnata non permetteva alla carrozzella di procedere oltre. Dopo qualche tentativo inutile di far avanzare ancora la carrozzella, i due cominciarono ad armeggiarci intorno e poco dopo lui prese in braccio la ragazza, avviandosi verso il mare.
Appena vide quella scena, Giorgio fu certo degli intenti omicidi della coppia e non riuscì più a trattenersi. Scavalcò la staccionata e avanzò correndo goffamente nella sabbia, mentre gridava "Fermatevi! Fermatevi!". I due, sentendo la voce, si voltarono, lui con la ragazza in braccio era già con le gambe nell'acqua. Non si muovevano, non scappavano, erano lì immobili, in silouette e lo guardavano avvicinarsi.
Sorpreso da questo atteggiamento imprevisto, il ragazzo rallentò interdetto. Intanto i due avevano deposto delicatamente la ragazza seduta nell'acqua. "Pazzi! Fermatevi!" Tutto sembrava rallentato e più lui si avvicinava, più gli sembrava di andare piano. Era ancora lontano dal gruppo, quando un'onda più alta sommerse la ragazza, che non ricomparve. Era scomparsa, era scomparsa nell'onda! "Cosa fate!" "Prendetela!" gridava ansimando.
Ma i due sembravano disinteressati a lui, stavano immobili a guardare quello che era accaduto. Sembravano calmi. Giorgio ora gli era arrivato finalmente vicino e li guardava con occhi sbarrati, senza fiato. Anche i due ansimavano per lo sforzo fatto. "Ma cosa?..." riuscì a stento a dire Giorgio, avanzando nell'acqua, dove non c'era più nulla. "Non si agiti... non travisi quello che ha visto!" disse a stento l'uomo, piegato con le mani sulle gambe.
"Ma cosa avete fatto!!!" finalmente riuscì a gridare, voltandosi a guardarli. "...Ora le spiego..." disse ancora l'uomo, ma intanto continuava ad ansimare penosamente e metteva una mano avanti, come a chiedergli di aspettare.
"Passavamo qui per caso, a fine turno. Facevamo una passeggiata" intervenne improvvisamente la donna, che stava più indietro "Era qui. Era ferita..."
"Ma chi? Di chi state parlando?"
"Martina. L'abbiamo chiamata così. Era grave, l'abbiamo caricata di corsa sull'ambulanza e l'abbiamo portata a casa per salvarla. C'è voluto tempo, pazienza e anche invenzione. Non sapevamo bene cosa fare, ma alla fine siamo riusciti a farla tornare in salute. E allora l'abbiamo riportata qui. Ed ecco..." disse calma, indicando con la mano il mare. Giorgio si girava intorno, confuso, mentre i due guardavano ancora verso l'acqua appena mossa.
Poi i due si voltarono e si avviarono lentamente verso l'auto, portandosi dietro la carrozzella. Arrivato al lato del ragazzo, l'uomo gli mise una mano sulla spalla, in segno di complicità. "Ora torniamo a casa. Tutto è fatto." Si fermò a guardarlo con faccia amichevole e poi continuò "Forse non è il caso di raccontare questa storia in giro. Potrebbero cercarla. E non ci farebbe piacere, no?". Ma non aspettarono la sua risposta e proseguirono.
"Arrivederci!" gli gridarono poi da lontano, entrarono nell'auto e partirono.

Giorgio era rimasto solo, si sedette sulla sabbia. Riflettendo su quanto era avvenuto, si accorse di una strana coincidenza: quella storia era finita proprio come era iniziata: con una sirena nella notte.