OPERETTE IMMORALI
PACE v.5
Chi abita nei pressi di Buria, conosce certamente la grande villa che sorge sulla sinistra della strada che entra in città. E' quella con grandi finestre, muri dai mattoni rossi e un enorme tetto spiovente dalle tegole antichizzate, separata dalla strada da un ampio terreno simile ad un campo da golf, puntellato di pietre scenografiche e piante esotiche. Una villa davvero notevole.
Sulla sua facciata principale, ben visibile dalla strada, campeggia una grande bandiera a fasce colorate tipo arcobaleno, sulle quali è scritta in caratteri cubitali la parola "PACE!". Tutti quelli che frequentano quella strada conoscono quella bandiera.
Ma non tutti conoscono la sua storia.
La bandiera era esposta sul muro dell'edificio già molti anni fa, quando questo apparteneva al dottor Ettore B.
Dirigente di una grande azienda nel settore del commercio internazionale, il dottor Ettore era davvero un pezzo grosso. Si occupava di tutte le scelte strategiche, degli investimenti, della gestione dei subappalti e di varie altre operazioni della grande struttura. Insomma, era a lui che spettava l'ultima parola sulla maggior parte delle operazioni importanti della società. Di lui si diceva che fosse persona seria, amante dell'ordine e lavoratore indefesso.
Per molti anni fu persona molto influente, non solo nel campo commerciale, ma anche in quello politico, rivestendo varie cariche comunali. Lo si vedeva spesso nei locali più prestigiosi della zona, accompagnato da personaggi illustrissimi nel campo della finanza e della politica. Famosi erano i suoi viaggi. Era rimasto nell'immaginario collettivo quello che lo aveva portato in Australia e Nuova Zelanda, passando poi per Tokio e Pechino.
Visti gli impegni, il dottor Ettore non stava molto in casa e anche moglie e figli avevano il loro da fare tra scuole private, corsi e attività benefiche.
La casa dunque era spesso vuota e la sua gestione era lasciata a tre domestici, che si occupavano a tempo pieno di pulire, riordinare, lavare, stirare, cucinare ed aggiustare quello che si rompeva.
Due giardinieri invece si occupavano di curare l'ampio giardino. A seconda del periodo dell'anno, lavoravano dai due ai quattro giorni alla settimana per tenere pulita la piscina sul retro, sistemare il piccolo stagno artificiale con i relativi pesci, raccogliere le foglie cadute, tagliare l'erba e curare e potare le piante. Qualcuno addirittura raccontava di averli visti anche pulire le grandi pietre.
Oltre a questo, i due giardinieri avevano anche il compito di sostituire la bandiera quando il tempo, il sole e le intemperie ne scambiavano i colori. Così, quella grande bandiera era sempre perfetta, con i suoi colori smaglianti e la sua scritta candida. Forse per questo era molto amata dagli abitanti del luogo, che la consideravano un punto fermo e immodificabile, un segno di buon auspicio.
Ma un giorno le cose cambiarono drasticamente per il dottor Ettore.
A seguito delle elezioni, un inaspettato risultato politico fece sì che il vertice della società in cui lavorava venisse interamente sostuito. Senza troppi discorsi, anche il suo posto fu passato ad un altro e da un giorno all'altro il dirigente si ritrovò senza lavoro.
Pur infastidito dalla cosa, il dottor Ettore era dignitosamente tranquillo, certo che il vento sarebbe nuovamente cambiato e l'azienda lo avrebbe richiamato. Del resto, pensava, non le sarebbe stato facile sostituirlo con un altro che avesse le sue competenze e, soprattutto, la stessa, profonda conoscenza della realtà dell'azienda.
Ma il tempo passava e la situazione all'interno della struttura rimaneva molto ingarbugliata, non sembrava avviata ad una svolta. Così l'ex dirigente comprese che le cose sarebbero andate per le lunghe.
Tuttavia non dimenticava che era stato - e in fondo era ancora - un uomo molto importante e un uomo importante ha sempre amici importanti. Cominciò allora un giro di telefonate, così, giusto per risentire i vecchi amici e tastare il terreno. Subito però le cose apparvero difficili in quanto la posizione lavorativa che aveva occupato fino ad allora era così prestigiosa, che nel raggio di cento chilometri posti di quella tipologia si potevano contare sulle dita di una mano. E non solo quei posti erano tutti occupati, ma i loro occupanti non erano meno potenti di lui, quindi sarebbe stato impossibile per i suoi amici scalzarli per fargli posto, almeno nel breve periodo. Occorreva aspettare.
Nell'attesa, dopo qualche tempo la famiglia ritenne saggio ridurre i costi. La servitù fu ridotta e anche i giardinieri comparivano sempre meno spesso. Le piante non erano più ben potate come un tempo e l'erba non era sempre perfettamente tagliata, aveva perso quel meraviglioso effetto campo da golf che aveva un tempo.
Intanto, anche la casa dava segni di disagio. Qualche edera cominciava ad arrampicarsi sui muri, che in alcuni punti avevano cambiato colore, macchiati dalla muffa. Sul tetto qualche tegola era caduta.
In pochi anni anche la bandiera cominciò a scambiarsi.
Ma non ebbe il tempo di farlo del tutto.
Infatti un giorno, al suo posto comparve un'altra bandiera, una bandiera fatta con un grande lenzuolo bianco, con sopra scritto a spray: "DOBBIAMO COMBATTERE LE INGIUSTIZIE DELLA SOCIETA'!".
Intanto la casa continuava a deteriorarsi. Chi passava per quella strada non riconosceva più la meraviglia di prima. Si trovava davanti un giardino incolto e più dietro una casa vecchia e rovinata, sul cui muro principale campeggiava quel lenzuolo con parole scritte in modo irregolare.
Poi tutto venne coperto da un'impalcatura.
Solo dopo si seppe che il dottor Ettore aveva fatto causa all'azienda, ma l'aveva persa. Non essendo riuscito a far fronte a tutte le spese, i suoi beni furono confiscati e venduti all'asta giudiziale. Tra questi anche la villa, che era stata acquistata da un noto e ricco ingegnere della zona che subito aveva deciso di ristrutturarla.
Passarono pochi mesi e la casa ricomparve in tutto il suo splendore. I muri erano stati ritinteggiati e i mattoni erano più rossi che mai. Il tetto era tornato perfetto, con le sue linee ben squadrate e i vetri scintillavano al sole. Anche il giardino era stato risistemato. Di nuovo, aceri giapponesi e altre piante esotiche stavano in bella mostra, tra pietre ben pulite, in uno splendido effetto campo da golf.
E sulla facciata principale c'era una bandiera.
Una bandiera grande, colorata con fasce dei colori dell'arcobaleno e con sopra scritto in caratteri cubitali la parola "PACE!", quella che oggi si vede passando di lì.