OPERETTE IMMORALI
IL TERRORISTA v.10
"Grande scoop! Arrestato il presentatore televisivo Rudy Armani!"
Che un personaggio così noto fosse finito in gattabuia era una notizia bomba, ma tutta la vicenda era stata secretata dalla polizia, per cui non filtravano altri dettagli.
Tutti i tabloid allora avevano sguinzagliato i loro giornalisti per cercare qualche informazione in più e dopo qualche giorno di silenzio, le prime pagine strillavano che il noto presentatore era sospettato nientedimeno di essere coinvolto in un attentato avvenuto alcune sere prima!
Una gran brutta storia. In un centro commerciale, un attentatore aveva ucciso a colpi di pistola tre persone e si era poi asserragliato in un negozio con alcuni ostaggi. Solo dopo alcune ore, con un blitz la polizia era riuscita a ferirlo, a mettere in salvo gli ostaggi e ad arrestarlo. L'attentatore era stato portato in condizioni gravissime all'ospedale ed era entrato in coma.
I testimoni raccontavano che l'uomo era entrato sparando e parlando in lingua araba, quindi la vicenda aveva tutte le caratteristiche di un attacco terroristico.
Ma c'era ancora un punto poco chiaro: dal verbale redatto dai quattro poliziotti che avevano accompagnato il ragazzo nell'autoambulanza risultava che i quattro, durante il trasporto avevano tentato di interrogarlo per sapere chi fosse il mandante. Il ragazzo, a causa delle ferite parlava a stento, ma aveva fatto chiaramente il nome del giornalista.
A seguito di questo verbale, e vista la gravità del fatto, il giudice aveva ritenuto necessario ordinare l'arresto preventivo dell'uomo con la pesantissima accusa di concorso in attentato terroristico.
Ma chi era questo Rudy Armani?
Rudy Armani era diventato famoso con il Rudy Armani Show, un talk show di prima serata. In questo programma, il giornalista chiacchierava amabilmente con gli ospiti, che erano spesso persone comuni, ma anche personaggi famosi. Un programma generalista, politicamente corretto, patinato, buonista e soprattutto di successo. Tutti si chiedevano allora come fosse possibile che un personaggio così noto, così ricco, così moderato, avesse a che fare con i terroristi.
Era davvero una nota stonata e infatti sulla stampa si rincorrevano le più svariate ipotesi. Quella privilegiata della prima ora riteneva che si trattasse di una messinscena organizzata dallo stesso presentatore per aumentare l'interesse del pubblico. Ma nei giorni successivi, il fatto che questi rimanesse in galera, rendeva chiaro a tutti che certo non era un'operazione pubblicitaria. Allora, alcuni giornali portarono avanti l'ipotesi dello spionaggio, altri quella dei conflitti religiosi, altri ancora quella di un complotto ordito proprio dai terroristi, per incastrare il personaggio e colpire con lui l'intera America. Ma nessuna prova o indizio era portata a sostegno di queste ipotesi.
Il presentatore si dichiarava innocente, giurava di non aver mai conosciuto il ragazzo e di non aver mai avuto contatti con alcun tipo di terrorismo. I suoi avvocati si davano un gan daffare per fargli ottenere quantomeno gli arresti domiciliari, ma i giudici davano sempre la stessa risposta: in una situazione così grave, finchè non si fosse saputo di più, era prevista la carcerazione precauzionale.
Intanto la polizia aveva preso informazioni sull'attentatore, un giovane arabo di seconda generazione, che lavorava come fornaio presso un connazionale e non aveva mai avuto grossi guai con la giustizia. Ragazzo senza madre, senza amici e con un padre assente, risultò che qualche anno prima in rete si era avvicinato ad un gruppo islamico che aveva frequentato sporadicamente per un pò ma che aveva poi abbandonato.
Il padre fu il primo ad essere interrogato. Era segnalato come persona vicina agli ambienti islamici ma la sua fedina penale era pulita. Agli inquirenti raccontò con molta franchezza che qualche mese prima il figlio gli aveva comunicato l'idea di compiere un attentato. Gli aveva risposto che era pazzo, che quello era solo un modo per farsi ammazzare, una discussione tanto agitata che quasi degenerò in rissa, cosa confermata anche da due testimoni. "Gli ho gridato che questo gesto avrebbe danneggiato tutti: lui, la famiglia e tutto il nostro ambiente, ma non è servito a convincerlo" furono le ultime, sconsolate parole che disse agli agenti.
Era stato molto convincente e altrettanto lo fu l'imam della moschea del quartiere.
Anch'egli raccontò di aver preso male la cosa quando il ragazzo si era presentato da lui per avere la benedizione del suo progetto. Lo aveva maltrattato chiamandolo idiota e gli aveva ordinato di non farsi più vedere nella moschea. Anche qui i presenti alla scena erano in molti.
Più andavano avanti le indagini e più sembrava il solito copione del lupo solitario, ma restava quel nome stonato che del resto non compariva in nessun interrogatorio: cosa c'entrava il presentatore con questa storia?
Il ragazzo sembrava l'unico a poter rispondere a quella domanda ma, dopo quindici giorni di agonia, morì.
Restava ancora da interrogare la fidanzata, partita temporaneamente per il suo paese.
Quando tornò, venne convocata in commissariato per le domande di rito. Fu un lungo interrogatorio in cui lei raccontò che qualche tempo prima il ragazzo aveva iniziato a parlare di politica sia con lei che con gli altri amici. Ripeteva che l'occidente per secoli aveva sfruttato il suo paese e quelli vicini, che l'uomo occidentale non rispettava nè le regole divine nè gli impegni umani, che era un essere immorale, interessato solo al denaro. Che quindi occorreva rimettere le cose a posto.
Dal tono lei aveva capito il senso di quel discorso e aveva tentato insistentemente di distoglierlo da quell'idea. Era convinta di esserci riuscita, perchè l'argomento non tornò più durante i loro incontri. Ma poi il ragazzo aveva iniziato a comportarsi in modo strano, stava tutto il tempo chiuso in casa, stravaccato sul divano a guardare la televisione.
I rapporti tra i due si ruppero definitivamente quando lei venne a sapere da un'amica che tempo addietro il ragazzo aveva comprato due pistole al mercato nero. Era spaventata e non sapeva più cosa fare, così aveva deciso di tornare per una breve vacanza presso la sua famiglia. In quel periodo però lui l'aveva chiamata spesso, giurandole di aver cambiato idea, che non avrebbe fatto nulla. Lei gli aveva creduto e stava per tornare quando dal notiziario era venuta a sapere del disastro.
Una dichiarazione lunga e dettagliata, ma anche questa coincideva con le altre e il nome di Rudy non compariva. Allora il commissario che la interrogava fu più preciso e le chiese se il suo ex fidanzato conoscesse il presentatore. La ragazza rispose convinta: "Certo che no! Tuttalpiù qualche volta guardava i suoi programmi."
Sembrava proprio che il presentatore fosse estraneo alla vicenda, così i poliziotti che erano presenti nell'ambulanza furono interrogati nuovamente dagli inquirenti, nella speranza che ci fosse stato un qualche equivoco, vista anche la situazione concitata in cui la vicenda si era svolta. Ma tutti e quattro confermarono sotto giuramento che il ragazzo aveva fatto inequivocabilmente quel nome.
La situazione era in stallo, mentre il presentatore languiva in carcere.
Finchè un giorno, l'ufficiale di polizia che si stava occupando del caso chiamò a raccolta tutti gli uomini nella sala proiezioni, dichiarando a gran voce di aver risolto il mistero dell'attentato, senza aggiungere altro.
Tutti entrarono agitati nella sala e furono fatti accomodare sulle poltroncine. L'ufficiale inserì nel lettore una chiavetta in cui aveva trasferito un video che disse aveva trovato negli archivi dell'emittente televisiva per cui il signor Armani lavorava.
Era una puntata del programma di Rudy, quella andata in onda poche ore prima dell'attentato. Dopo la sigla il poliziotto fece scorrere in avanti, saltando la prima parte del programma fino al punto in cui il presentare apriva una rubrica chiamata "Gente che ce l'ha fatta", che raccontava in modo agrodolce le vicende di persone comuni che, pur versando in situazioni difficili, erano riuscite nel loro sogno. L'ospite della serata era un ventenne che fin da ragazzo coltivava il sogno di diventare cuoco. Il ragazzo rispondeva alle domande del presentatore raccontando che la famiglia lo aveva sempre avversato, tentando di fargli cambiare idea. Nonostante il suo impegno e la sua passione, anche dai ristoranti a cui si era proposto aveva ricevuto solo risposte negative, finchè non aveva deciso di partecipare ad un programma televisivo di cucina. Da allora, aveva cominciato ad essere conosciuto ed era riuscito ad aprire in uno dei vicoli della città una piccola panineria che descriveva entusiasticamente. Poi, a sorpresa comparvero anche i genitori di lui, che si scusarono pubblicamente e lo abbracciarono, in una scena molto commovente.
Tra gli agenti cominciava a sollevarsi un certo brusio di noia e perplessità "Ecco, guardate adesso!" disse l'ufficiale.
Mentre la famiglia si riabbracciava piangendo, il presentatore era avanzato verso la telecamera, lasciandosi la scena alle spalle e aveva cominciato a dire: "Allora, voi che ci state seguendo... si, anche tu, tu che sei demotivato perchè nessuno apprezza le tue idee! Ricordati che devi sempre portare avanti quello in cui credi! Non farti convincere da quelli che la pensano in modo diverso, da quelli che ti dicono di lasciar perdere! Anche se nessuno è d'accordo con te, anche se ti dicono che non vai bene, tu insisti, vai avanti, non arrenderti! Non arrenderti mai!"
E allora il ragazzo aveva preso le armi ed era andato al centro commerciale.