OPERETTE IMMORALI
MENO UNO v.3
Gianni era davvero una testa di cavolo.
Era uno di quei tipi che non si preoccupano mai di niente. Figlio di famiglia benestante, aveva rinunciato a studiare e faceva lavoretti saltuari, principalmente come commesso part-time in vari supermercati della zona.
Ma era contento così. In quanto single, non aveva grandi esigenze e, un pò per questo, un pò perchè i genitori gli avevano regalato un bell'appartamentino in centro e un'auto potente, poteva spendere tutti i soldi che guadagnava per divertirsi con gli amici. Usciva la sera, rimorchiava ragazze, andava a feste. Con lui non ci si annoiava mai e per questo era apprezzato da tutti.
Tra i divertimenti che non si faceva mancare c'erano i viaggi. Prima si era girato tutte le località balneari più fiche del mondo: Ibiza, Hawai, Mauritius, Capri, Montecarlo. Successivamente, aveva affinato i suoi gusti, indirizzandosi verso le capitali europee e dopo ancora aveva puntato sulle mete naturalistiche del Nord America e dell'Australia.
Dopo aver girato per i luoghi più belli di quelle zone, gli restavano solo Africa e Asia. Ma era stufo dei soliti viaggi che fanno tutti i turisti, gli sembrava una pratica noiosa e mediocre. Preso dal gusto dell'esplorazione selvaggia, decise di partire da solo e senza appoggiarsi alle agenzie di viaggio, di andare un pò a caso, spinto dai venti dell'avventura.
Quei viaggi però si rivelarono non solo molto diversi dagli altri, ma anche molto diversi da quelli che si era immaginato. Prima in Marocco, poi in Namibia, poi ancora in India, non trovò luoghi misteriosi ed esotici, non incontrò saggi, sceicchi e splendide principesse brune. Si ritrovò invece a camminare tra miseria e sporco, dolore e malattie, insetti e ingiustizie, che gli si paravano continuamente e inevitabilmente davanti. Il tutto centrifugato a mille nel suo cervello di turista frettoloso.
Quando tornò, aveva perso parte di quella scanzoneria infantile che lo aveva caratterizzato fino ad allora.
Forse si sentiva in colpa.
Così si rivolse a una di quelle agenzie che si occupano della fame nel mondo.
All'ingresso della struttura campeggiava sul muro la grande foto di un bambino magrissimo e più in alto la scritta "HELP ME!"
La gentile signorina lo fece accomodare in uno studiolo alla buona e gli espose una panoramica delle loro intense attività nel mondo del volontariato. Alla fine della descrizione, gli propose un pacchetto classico: pagando una quota mensile di soli venti euro, avrebbe potuto seguire un bambino denutrito dalla tenera età a quella adulta. Quella piccola cifra avrebbe avuto un grande risultato: avrebbe permesso di salvare il bambino dalla morte per fame.
In cambio, il benefattore avrebbe ricevuto periodicamente comunicazioni dall'agenzia, che includevano notizie generiche sulle attività svolte e lettere scritte e disegnate dal bambino stesso, che lo avrebbe aggiornato personalmente della sua situazione.
A Gianni la proposta parve conveniente ed accettò. Insieme decisero la nazione e la specifica persona che avrebbe beneficiato del suo aiuto. La scelta cadde sul Vietnam e il beneficiario individuato fu una bambina di 11 anni di nome Auchann.
Gianni uscì soddisfatto. Era come se avesse deciso di accudire un figlio lontano e questo lo faceva sentire molto responsabile, ma anche molto orgoglioso. Grazie a lui, ora nel mondo una persona in meno soffriva la fame. "Meno uno!" era il motto che ripeteva ai conoscenti dopo aver raccontato questa vicenda.
Il giovane aveva dato incarico alla banca di effettuare il bonifico mensilmente e questo lo rendeva ancor più tranquillo, permettendogli di fare la sua vita senza che questa sua opera buona gli fosse di troppo intralcio. Due volte all'anno la bambina gli scriveva una lettera che però di fatto era scritta da un volontario, visto che certo lei non conosceva la sua lingua e forse non sapeva neppure scrivere. In queste lettere diceva più o meno sempre le stesse cose: che stava bene, che andava a scuola e che lo ringraziava per quello che stava facendo per lei. Più sotto, qualche disegnino e una firma molto primitiva.
Gianni considerava il contenuto di quelle lettere alquanto noioso, ma il loro arrivo nella cassetta della posta gli era sempre gradito, perchè gli ricordava che stava aiutando il mondo. E questo lo faceva sentire come Capitan America in posa.
Ma, dopo circa tre anni dall'inizio di questa storia, arrivò una lettera diversa dalle altre. Non era scritta a penna, ma al computer e diceva così: "Grandi notizie per te, Gianni xxx!
In questi anni hai seguito con grande cuore la nostra amica Auchann ed oggi ti rendiamo partecipe di un'immensa gioia! Oggi Auchann non è più sola! Quattro giorni fa ha partorito Gausha, una bellissima bambina di due chili! Entrambe ti ringraziano con tutto il cuore!"
Più in basso riprendeva "Hai fatto già tanto per noi, ma oggi hai la possibilità di aiutare anche Gausha. Con soli dieci euro in più, potrai fare una cosa molto importante: salvare la neonata e permetterle di crescere con sua madre!"
Gianni rimase un pò interdetto. C'era un qualcosa in quella lettera che stonava, qualcosa che gli procurava un fastidio quasi impercettibile e non riusciva a capire cosa fosse. Non era certamente dovuta ai soldi, in fondo era un sacrificio insignificante, un sacrificio che andava fatto senza dubbio. Non accettare sarebbe stato un tradimento e il nostro amico non era uno che tradiva.
Passarono ancora vari mesi e, dopo qualche altra lettera standard, una nuova lettera speciale arrivò nella cassetta postale di Gianni.
"Caro Gianni xxx, abbiamo un'altra fantastica sorpresa per te! Oggi Auchann è di nuovo mamma! Un'altra grande gioia ci è stata concessa grazie al tuo magnanimo intervento!
Continua ad aiutarci, una piccola cifra aggiuntiva permetterà alla famiglia di Auchann di restare unita!"
Nei dieci anni successivi, altre otto lettere simili arrivarono al nostro amico e per otto volte Gianni ritoccò il bonifico da spedire.
Dopo l'ultima però, si era infiltrato in lui un dubbio orribile, il dubbio che tutta questa storia fosse una messa in scena per sottrargli denaro. Del resto, a parte qualche fotografia, non aveva mai visto quella ragazza, nè i suoi figli. Esisteva davvero Auchann? Esisteva davvero il paesino in cui diceva di vivere? E il marito? Dov'era il marito?
Queste domande gli tornavano in mente sempre più spesso e rischiavano di rovinare il suo sorridente stato d'animo.
Così Gianni decise di togliersi il dubbio, voleva essere sicuro che le cose fossero andate proprio come gli avevano detto. E tornò all'agenzia.
"Lei non si rende conto, signor Gianni, della grande impresa che ha compiuto! Grazie a lei ora sono nati dieci bambini, otto femmine e due maschi, tutti in salute! E devono tutto a lei, perchè senza di lei la mamma forse sarebbe morta e comunque non sarebbe stata in grado di partorire perchè, come lei saprà, le donne denutrite non riescono a rimanere incinte! Questo è tutto merito suo!" Con queste parole la signorina tentava di convincere Gianni, ma più parlava e più Gianni sentiva di nuovo quella nota stonata che gli si conficcava nella pancia.
Forse perchè non era stata abbastanza convincente, in fondo potevano essere tutti complici. Si sentiva un pollo.
Ma non era tipo da arrendersi. Dopo molti tentennamenti, si decise ad andare personalmente sul posto e per farlo spese tutti i risparmi che aveva messo da parte. E 'fanculo tutti.
Mentre su una jeep a noleggio si avvicinava al paesino dove viveva la sua protetta, si sentiva strano. Avvertì per un attimo il desiderio di non trovare nulla, che fosse davvero tutta una farsa, tutto inventato.
Quando arrivò invece, si trovò davanti ad un piccolo centro di accoglienza che, come gli spiegò l'autista, fungeva da mensa, ospedale, scuola e varie altre cose. Lo accolse un gentile e impolverato volontario, a cui chiese di vedere la ragazza. Saputo chi era, il volontario - che non parlava la sua lingua - chiamò un altro volontario, parlottarono un pò e poi questo si rivolse a Gianni in inglese. Ma Gianni non era molto ferrato in inglese, il volontario lo capì e gli fece segno di seguirlo.
Uscirono dal paesino dove si trovava il centro, camminando per un pò tra le pozzanghere di una strada di terra, fino ad una zona collinosa con varie baracche di legno e lamiera.
Arrivati davanti ad una di queste, l'accompagnatore si fermò, indicando con il movimento del braccio che il posto era quello, che erano arrivati.
Gianni entrò quasi di fretta, precedendo il suo accompagnatore. Nell'unica stanza, intorno ad un piccolissimo fuoco, c'era un gruppetto di bambini di varie età seduti a terra e di spalle, sempre seduta, una figura femminile con un velo in testa. Il pavimento era di terra battuta e tutto intorno c'erano panni sporchi e disfatti, qualche suppellettile, qualche cesto. Tutto era miserrimo, sporco, scambiato.
Il volontario era avanzato per presentare lo straniero alla giovane donna, che intanto si era girata sorpresa. Ma lui bruscamente lo trattenne per un braccio e con decisa gentilezza lo tirò fuori dalla baracca "Non importa, non è il caso!" disse al volontario, che non lo capiva "Non serve fargli sapere chi sono. E poi sono di passaggio, ora devo proprio andare!".
E se ne andò.
Oggi, questa è la storia che Gianni racconta agli amici: "Un giorno ho preso un impegno: far sì che al mondo ci fosse una persona in meno che soffrisse la fame. E sapete qual'è stato il risultato? Per colpa mia, al mondo oggi ci sono dieci persone in più che soffrono la fame!".
"Solo dieci però! Perchè ho interrotto i miei aiuti a quella famiglia. Questo impedirà ai figli di Auchann di avere altri figli. O forse non lo impedirà, perchè forse troveranno altri che li aiuteranno, ma io non ne avrò colpa!"
Eh si, Gianni era proprio una testa di cavolo.