FANTASTIC SERIES
CANZONE DEL MARE     v.6

Ma quant'era bella la casa della signora Teresa? Un palazzetto di fine ottocento a due piani dall'impianto sobrio e squadrato. Tutta bianca, aveva sul lato d'accesso una piccola porta fiancheggiata da due colonnine e davanti un piccolo spiazzo chiuso da un cancelletto oltre il quale cominciava la strada. Sugli altri tre lati era chiusa da un'unica, lunga balaustra in pietra, che distava solo un paio di metri dai muri esterni, oltre la quale cominciava il brusco degradare della roccia verso il mare.
Si, perchè la particolarità di quella casa non era il suo aspetto, ma la sua posizione. Infatti era posizionata alla fine di uno scosceso spuntone di roccia che, dalla costa dove finiva la città, s'innalzava e si protendeva nel mare come la prua di un'enorme nave. Le pareti di quel costone erano talmente scoscese che non era stato possibile costruire altro. Così la casa era lassù sola, appollaiata sulla punta del costone a strapiombo sul mare e circondata solo da vegetazione bassa e irregolare. Da lì a sinistra si poteva ammirare l'ansa del movimentato porto e a destra una costa più scoscesa e irregolare, sulla quale sorgeva la zona nuova, commerciale e residenziale. Proprio dietro, non visibile, c'era il c
entro storico.
La proprietaria, la signora Teresa, era stata madre di tre figli, che aveva seguito a tempo pieno mentre il marito era spesso assente per affari. Quasi tutta la sua vita dunque si era svolta in quella casa: lì erano nati i suoi figli, lì avevano giocato, lì avevano studiato. Poi se n'erano andati, alcuni lontano. Ma tutti e tre tornavano volentieri a trovare la madre, in quella casa che era il simbolo e il ricordo dell'intera famiglia. Il padre era morto tempo addietro.
Se da un lato la casa aveva il grande pregio di una splendida vista, dall'altro aveva uno svantaggio: era lontana dal resto della città. Infatti solo una strada correva lungo il costone e, seguendone il profilo, andava prima in giù con una ripida discesa e poi in sù con un'altrettanto ripida salita.
Per questo motivo la signora Teresa, che non guidava, usciva sempre meno e preferiva farsi portare la spesa dai garzoni dei negozianti.
Così rimaneva molto tempo in quella casa grande e ariosa. Da sola, ma non si annoiava. Cuciva, cucinava, puliva quel poco che c'era da pulire e si dilettava ogni tanto a suonare un piccolo pianoforte a muro che l'aveva accompagnata fin da ragazza. Le piacevano quei brani lenti e romantici che il piano sa rendere così splendidamente.
Tutto era immobile su quella scogliera, non si vedevano persone o auto che entravano o che uscivano, così sembrava che in quella casa non abitasse nessuno. Solo ogni tanto si vedevano sui terrazzini panni stesi o cuscini al sole e a chi faceva una passeggiata fino a lì, poteva capitare di ascoltare, tra il rumore delle onde, il suono leggero del pianoforte, cosa che le coppiette consideravano di buon auspicio.
Durante le festività invece la casa tornava a riempirsi. Anzi, diventava ben più piena di prima, visto che i figli ora portavano i rispettivi figli e coniugi. Soprattutto nelle feste di Natale, alcuni si trattenevano per pìù di una settimana, trasformando la casa in una specie di gioioso bivacco, con tutti gli impegni e gli effetti collaterali che questo comportava: pianti di bambini, qualche litigio per incomprensioni, piatti da lavare, pavimenti da pulire....
Poi, bruscamente tutto finiva e la casa tornava silenziosa, illuminata dalla luce del mare. E in quella luce la signora poteva tornare alle sue cose, tra le quali il pianoforte.

Ma una notte avvenne un fatto davvero terrificante. Lo spuntone su cui sorgeva la casa franò. Per fortuna non completamente, la roccia scivolò lentamente verso il basso lungo una frattura diagonale. Fu un evento lento e silenzioso che terminò così come era iniziato. In poche ore la penisola era affondata e solo la parte più alta dello spuntone - dove era la casa - sporgeva ancora dal mare. Quella che era una penisola alta e scoscesa era ora una minuscola isola, con sopra la casa di Teresa.
Subito, nella notte tiepida si creò un gran viavai di barche e i vigili del fuoco con il loro gommone si accostarono alla casa per mettere in salvo eventuali superstiti. Due di loro riuscirono ad entrare dalla finestra, chiamando a gran voce "Della casa! Della casa! C'è nessuno?". Dopo qualche secondo comparve da una porta aperta una figura in una lunga vestaglia e la voce di Teresa domandò "Chi siete? Desiderate?"
"Presto signò, non vi siete accorta che la casa è crollata?"
Lei si guardò attorno "Ma non è crollata! E voi, come avete fatto ad entrare?"
"Ma non avete visto? Non avete guardato fuori?"
La signora si accostò ad una finestra a guardare. Il mare era proprio sotto la finestra e guardando verso la costa, non si vedeva più la strada ma solo le luci della città riflesse nel mare calmo.
Lei si girò con aria indifferente "Non è molto diverso da prima!"
"Signò, ma che dite?? Ora dobbiamo andare! Ma subito! Subitissimo! Qua è pericoloso!"
"Pericoloso? Io non credo proprio! Mi sembra che sia tutto a posto! E poi non ho nessuna intenzione di lasciare questa casa! Voi, più che altro... chi vi ha dato il permesso di entrare?!"
I due salvatori erano molto agitati, sapevano di dover far presto, perchè la casa poteva sprofondare da un momento all'altro. Uno dei due allora propose a bassa voce all'altro "Salvatò, questa la dobbiamo trascinare a forza se no da qua non se ne va". Ma l'altro, che aveva più esperienza, titubava e preferì mettersi in contatto radio con il superiore. Questi gli disse di insistere, di spaventarla, ma che non era possibile fare niente contro la sua volontà. Rischiavano la galera. I due allora tentarono ancora di convincerla, prima usando toni gentili, poi preoccupanti e infine catastrofici. Ma fu tutto inutile, anzi più le argomentazioni diventavano cupe, più la signora si barricava diffidente, fino a dire "Basta così! Ora siete pregati di uscire!". I due rimasero interdetti, ma la casa sembrava non aver subito alcun danno e la signora neppure. Così furono costretti a imboccare la finestra da cui erano entrati e a risalire sulla barca da soli, davanti allo sguardo attonito degli altri addetti della protezione civile che stavano sulle barche intorno.
Nei giorni successivi, più di un personaggio tentò ancora di convincerla. Arrivavano con la barca, la signora li faceva accomodare in casa e gli offriva caffè e dolcetti ma, nonostante cortesi e a volte lunghe conversazioni, nessuno riuscì ad ottenere il risultato sperato. Il sindaco le offrì persino una casa altrettanto bella, ma anche lui dovette andarsene con le pive nel sacco.
Per fortuna, la perizia che fu effettuata d'urgenza, riscontrò che la casa era appoggiata su uno strato di roccia stabile e che pertanto la situazione era abbastanza tranquilla.

Sono trascorsi alcuni anni da quella vicenda.
L'edificio è ancora lì, soltario in mezzo al mare. Si dice che a chi passa lì vicino con la barca può capitare di ascoltare, confuso tra lo sciaquio delle onde, il delicato suono di un pianoforte.